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Come si misura la difficoltà in base ai gradi di arrampicata

Come si misura la difficoltà in base ai gradi di arrampicata

L’arrampicata su roccia è uno sport che presenta una forte componente mentale, che rende difficile stabilire con oggettività la difficoltà di una via. L’altezza, lo stare sospeso nel vuoto, gli agenti atmosferici, la paura del volo, perfino la conformazione dell’ambiente: tutti questi sono fattori che giocano un ruolo fondamentale sulle prestazioni e sulla riuscita di una salita. Tuttavia, per aiutare chi desidera affrontare una parete e magari sfidare i propri limiti, sono stati introdotti diversi sistemi per classificare le vie secondo la difficoltà.

La difficoltà di una via viene espressa dai gradi dell’arrampicata. Si parla di grado massimo, assegnato solitamente valutando il passaggio più difficile di un monotiro e facendo una media della difficoltà dell’intera lunghezza di corda. Ma vediamo nel dettaglio come si svolge il processo di classificazione.

Assegnare i gradi di difficoltà: come funziona?

Il grado di difficoltà viene proposto in prima battuta dall’apritore della via. L’apritore è colui che sale e attrezza per la prima volta una porzione di roccia, da terra fino a una sosta o tra due punti di sosta. Successivamente, altri arrampicatori provano a liberare il tiro, cioè a salirlo in arrampicata libera, per confermare o meno il grado massimo proposto. L’assegnazione del grado è molto soggettiva ed è legata anche alle sensazioni che un passaggio suscita in chi lo affronta. Per diminuire la soggettività e introdurre dei criteri quanto più possibile imparziali, sono stati individuati diversi fattori che determinano il grado:

  • L’inclinazione della parete: più un muro diventa verticale o addirittura strapiombante (con un’inclinazione superiore a 90°), maggiore è la difficoltà nel superarla;
  • La lunghezza del tiro: tanto più è prolungato lo sforzo fisico e tecnico richiesto per realizzare la salita, tanto più difficile sarà l’arrampicata;
  • Numero e distanza tra appigli e appoggi: quanto più cala il numero di appigli (utilizzati con le mani) e di appoggi (utilizzati con i piedi) e quanto più aumenta la distanza tra due appigli o due appoggi, tanto più aumenta la difficoltà.

I diversi sistemi di classificazione dei gradi di difficoltà

Per esprimere i gradi dell’arrampicata vengono utilizzate diverse scale delle difficoltà, con una diversa diffusione geografica e con diversi sistemi di misurazione alla base. Qui sotto un approfondimento sui principali e a seguire una tabella dei gradi di arrampicata con i sistemi più diffusi.

Scala francese per l’arrampicata

La scala di difficoltà più utilizzata è quella francese, riconosciuta a livello internazionale per la classificazione di vie sportive, cioè attrezzate con spit. Nella scala francese i gradi sono espressi tramite numeri arabi (da 1 a 9). Tra un livello di difficoltà e l’altro esistono dei livelli intermedi (lettere a, b e c), con un ulteriore step di dettaglio dato dall’utilizzo dei simboli + e – (esempi di gradi di difficoltà arrampicata sono 6b, 4c, 5a). Ad oggi il più alto grado di arrampicata raggiunto è 9c, realizzato dall’arrampicatore ceco Adam Ondra. Secondo alcuni il limite umanamente possibile potrebbe essere il grado di arrampicata 10a.

Sistema a numeri romani (UIAA)

L’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche) esprime le difficoltà dell’arrampicata con numeri romani che vanno da I a XI. A completamento delle valutazioni vengono utilizzati i simboli + e – per esprimere difficoltà su roccia intermedie. Questo sistema è utilizzato in Germania, in Europa dell’Est e in Italia per le vie classiche tradizionali: per il resto, viene per lo più adottata per esprimere difficoltà di arrampicata di tipo alpinistico.

Yosemite Decimal System

Lo Yosemite Decimal System è un sistema di classificazione molto diffuso negli Stati Uniti, che inizia con un 5 puntato seguito da un altro numero (detto “sub-grade”). I gradi da 1 a 4 si riferiscono alle escursioni tradizionali, o passeggiate, di difficoltà crescente. Dal livello 5 in su si inizia a considerare arrampicata vera e propria, in quanto si iniziano a usare anche le mani (“scrambling”) sulla roccia.

Variante dei gradi di arrampicata per boulder

Per il bouldering si usa un altro metodo di valutazione delle difficoltà. Per bouldering si intende arrampicare fino ad un’altezza massima di circa 7-8 metri per risolvere particolari sequenze di movimenti concatenati e dinamici, in genere pochi ma estremamente difficoltosi. I gradi per i boulder si basano su un sistema di valutazione duplice, che parte da due tipi di approcci. Probabilmenta, per una valutazione completa, bisognerebbe fare un utilizzo parallelo dei due approcci, sebbene la loro specificità le renda comunque un ottimo termine di riferimento:

  • Valutazione del singolo passo. Il primo metodo mette in evidenza il movimento più difficile dell'intera sequenza e non dà importanza alla lunghezza o alla difficoltà media del boulder.
  • Valutazione del boulder intero (tutti i movimenti che lo compongono). Il secondo metodo fa risaltare la capacità di resistenza, ma non dà informazioni specifiche sul picco massimo di difficoltà del boulder.

Variante dei gradi per arrampicata su ghiaccio

Il difficile, quando si tratta di determinare la difficoltà di un’arrampicata su ghiaccio, è quello di trovare un sistema di valutazione il più obiettivo possibile, che prenda in considerazione le difficoltà tecniche proprie dell’elemento ghiaccio, che è estremamente mutevole, ma anche delle difficoltà legate all’ambiente, come lunghezza dell’ascensione, difficoltà di avvicinamento, discesa ed eventuali pericoli oggettivi.

Per esempio, è molto diverso affrontare una cascata appena formata, con poco ghiaccio, fragile, ricca di stalattiti, che rende la progressione e chiodatura un processo molto difficile e delicato, rispetto ad affrontarla al termine dell’inverno, con ghiaccio abbondante e ben formato. Per questo motivo, la scala più comunemente utilizzata per l’arrampicata su ghiaccio è la scala francese, che prende in considerazione tutti questi fattori per determinare la difficoltà della salita.

Differenze tra scala delle difficoltà in alpinismo e arrampicata

Nell’alpinismo bisogna imparare ad affrontare condizioni e situazioni estremamente varie e variabili: così come nell’arrampicata, serve un’esperienza che si può maturare solo sul campo, partendo dai percorsi più facili e alzando con prudenza l’asticella, sempre facendo affidamento sulle scale di difficoltà. Anche quella per l’alpinismo è una scala francese, ma con una diversa classificazione:

  • F, F+: Facile. Itinerario che non presenta particolari difficoltà;
  • PD-, PD, PD+: Poco difficile. Passaggi su roccia fino al II e III grado, eventualmente pendii di neve e ghiaccio fino a 35-40 gradi;
  • AD-, AD, AD+: Abbastanza difficile. Passaggi su roccia che raggiungono il IV grado, eventuali pendii di neve e ghiaccio fino a 40-50 gradi;
  • D-, D, D+: Difficile. Passaggi su roccia fino al V grado, eventuali pendii di neve o ghiaccio fino a 50-70 gradi;
  • TD-, TD, TD+: Molto difficile. Difficoltà alpinistiche elevate, fino al VI grado, eventuali pendii di neve o ghiaccio fino a 70-80 gradi;
  • ED-, ED, ED+: Estremamente difficile. Difficoltà alpinistiche estreme che raggiungono il VII e l’VIII grado su roccia, eventuali pendii di neve e ghiaccio sostenuti, fino a 90 gradi.
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